Tempus fugit

Breve riflessione sulle trappole che impediscono il cambiamento e che comportano una costante e drammatica perdita di tempo prezioso.

Non è la prima volta che mi trovo a scrivere un post del genere; questo perché, evidentemente, i miei precedenti sforzi sono stati vani. Vedersi moltiplicare applicazioni, servizi, account e dispositivi elettronici sembra essere qualcosa di inevitabile, con conseguenze spesso nefaste.

File sparsi su diversi cloud storage, contatti memorizzati sotto diversi account in base al dispositivo in uso, diversi provider di posta elettronica, calendari locali sul pc o sui telefoni, altri calendari sincronizzati non si sa dove e perché…

E poi ci sono i sistemi operativi: uno sul pc fisso (magari in dual boot con quello di Redmond, per qualche oscura ragione), uno sul portatile, uno sui Raspberry, uno sul microserver, uno sul server più grande, millemila distribuzioni Linux (perché una è un po’ meglio dell’altra, ma solo fino alla prossima release)…

Purtroppo è sempre più difficile trovare lo strumento ottimale per una certa funzione, c’è sempre qualcos’altro da provare che promette di essere migliore, più aggiornato, più efficace, più semplice, più portabile, ecc. ecc.

Lo stesso vale per il CMS con cui mantenere il proprio sito o blog, o il linguaggio di programmazione con cui realizzare i propri piccoli grandi software.

Tutta questa duplicazione e frammentazione comportano uno stato di sofferenza, più o meno nascosta, che provoca stress, ansia e produce inefficienza e tanta perdita di tempo.

Il tempo, come sappiamo bene, è la risorsa più preziosa di cui disponiamo, ed è anche quella più limitata. Non c’è modo di recuperare tempo se non rinunciando a qualcosa.

Per scrivere questo post sto usando del tempo che devo sottrarre ad altre attività (tipo andare a passeggiare all’aria aperta). Ne vale la pena? Questo post serve a qualcosa? Durerà abbastanza a lungo da essere letto da qualcuno? Servirà a me o ad altri per imparare qualcosa o per migliorare in qualche settore? Non lo so. La stessa cosa si può dire di tutto il tempo impiegato a studiare un software, un linguaggio di programmazione o un framework che non si sono mai usati per nulla di concreto; oppure per tutti i libri iniziati e lasciati a metà. Tempo sprecato che nessuno potrà mai recuperare.

Quanto tempo è necessario per installare e configurare un server Nextcloud da usare come cloud storage personale, come organizer, come repository per le proprie note? Ho sia un iPhone che un telefono Android, qualcuno ha già preparato e messo a mia disposizione le applicazioni e lo spazio per tutti i miei dati, per i miei contatti, per scrivere il mio diario o le mie note: perché non usarli e risparmiare così del tempo prezioso?

E che dire poi di questo blog? Esiste da quindici anni, ci sono affezionato, eppure non serve assolutamente a niente; nessuno lo legge, periodicamente lo distruggo e lo rifaccio in maniera diversa, poi cambio idea e torno sui miei passi… Quanti soldi e tempo ho sprecato per tenerlo in vita?

Cosa induce una persona a comprare diversi domini Internet, ad avere diversi provider di posta elettronica, ciascuno con almeno cinque indirizzi email? E perché è così difficile smettere di cambiare sistema operativo ogni pochi mesi, rimbalzando da una distribuzione all’altra pur conoscendo già pregi e difetti di ciascuna di esse?

Tutte queste domande hanno delle risposte ben precise che dovrebbero indurmi a cambiare direzione, eppure c’è qualcosa nel mio inconscio che oppone resistenza e mi impedisce di agire per smettere di perdere altro tempo.

È arrivato il momento di agire, di cambiare e di decidere. Il tempo stringe.

Ultimo aggiornamento: 27 Aprile 2024 (Gica78R)